Antonella Piroli
Testa a piedi
a performance created by Antonella Piroli
In Testa a Piedi Antonella Piroli, reclusa in una macchina di tortura, narra liricamente una condizione esistenziale di scacco senza rimedio, recitando le parole di un suo testo poetico in cui appare allo stesso tempo “gabbia e guardiana” della propria vita. Un teatro quindi in cui i dettagli sono centrali nell’elaborazione di una calibratissima partitura sonora e visuale, in cui grande e piccolo hanno un peso emotivo ed espressivo paritario nella definizione di intensi e dolenti ritratti.
Luca Scarlini
Un’autentica scoperta in questa edizione di “Teatri 90 festival” è a mio avviso il gruppo Tanti Cosi Progetti di Ravenna, con la brava Antonella Piroli – intensa presenza pur venendo dalle arti figurative – impegnata in Testa a Piedi, una breve performance la cui interprete è collocata in una suggestiva macchina di tortura, una specie di elaborata forca i cui cavi manovra lei stessa recitando un proprio raffinato testo poetico nell’atto di impiccarsi.
Renato Palazzi
TESTA A PIEDI
Antonella che c’è?/Dimmi cos’hai?/La voce lontana/Che dice?/Non capisce?/Non sente, dunque/si stupisce?/Non sa/che d’improvviso/si può diventare niente/minuscoli esserini/sprovveduti/inabili a ospitare/gli affetti, le emozioni/son grandi, smisurate./Tutto ritorna in mente/tutto ritorna a galla/- e tu non te l’aspetti -/e il corpo è piccolino.
Testa a piedi/è tutt’uno/piedi-testa/tutt’uno compresso/un sacco/un sacco pieno/di cose alla rinfusa/che spingono, perforano/son troppe e fanno male./Io gabbia/io guardiana/di tanto immondezzaio/che di dolciastro puzza./Maleodorante sacco/il cuore getta lezzo/gli ardori son stantii/un varco devo aprire/aprire una finestra./Se volgo gli occhi al cielo/estatica flessione -/le nuvole son gonfie/come il provato ventre/e il vento le snellisce/le estende, le assottiglia/allora vento fresco/t’imploro: giungi a me/riportami il ristoro/di un corpo alleggerito…/non tira un filo d’aria/e allora faccio io/quel po’ che c’è da fare/tentare di allungare/cercar di contenere/ma cosa sto facendo?/Che tutto quanto/troppo/inutilmente stipo./L’offerta che ti faccio/è sempre rifiutata/e mi riprendo tutto/e non rinuncio a niente/tutto morbosamente salvo/ma tutto quanto è troppo/e presto sa di vecchio./Sei duro/sei duro come un sasso/e pesi/non sai quanto/e sfondi/giù/sempre più giù/e ti nascondi./Sei duro/sei duro come un sasso/e sbatti/sbatti forte/sul corpo irrigidito/di ferro/allora son rumori/- son voci di megere -/insistenti/modellano le crepe/assordanti/riempiono le ossa/dello stonato suono/le viscere si espandono/son poca a contenere./Son piena di paura/ma la paura stessa/severa m’impedisce/di urlare di terrore:/son le straziate membra/che gridano rimproveri/sussultano improperi/che sempre dentro stanno/non escono dal corpo/s’infilano/s’insinuano/mi ammaccano.
… e di repente/niente!/senza mai vomitare/divento buco nero/il petto si smagrisce/di me cosa ne ho fatto?/di me cosa ne hai fatto?/di me cosa ne fai/se piano t’avvicini?/Lo sai –ma forse no–/che mezzo tuo sorriso/che mezza tua carezza/son come forte scossa?/E allora d’improvviso/tutto ritorna in mente/tutto ritorna a galla/tutto mi sembra il doppio/e doppiamente entra/nel corpo piccolino.
Un giorno mi fu detto:/non farlo con la testa/ragiona con il cuore/ma il cuore è soggiogato/da cinque ciechi sensi/lo fanno piccolino/inetto all’ascoltare.
Chissà se un giorno il vento/sferzando freschi colpi/arriverà a sfinirmi/a soggiogare i sensi.
Allora un caldo sonno/cadrà sul corpo affranto/e il cuore sarà grande/il cuore sarà senso.