Antonella Piroli
CHIMERA
Chimera è un mostro contro natura (in biologia sta a indicare organismi animali nei quali sono state trapiantate cellule umane), è portatore di un avvertimento stravagante, racchiude la lotta tra il bene e il male, con il capo leonino, il corpo da capra (la chimaera appunto) e la coda come una una serpe, è uno dei mostri più antichi che, in sintonia con il suo valore intrinseco di ambiguità, cambia agli occhi dell'uomo nel corso dei secoli. Nell'antica Grecia è la somma dei vizi, nel Medioevo diventa simbolo di coraggio e forza, la sua immagine trina suscita da sempre l'idea del mutamento, fino ad arrivare a noi con l'affascinante e irresistibile significato del miraggio, della fantasia assurda, del sogno.
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Il volto di una donna è nascosto da una parrucca bisciolante multicolore, lunga, si muove lenta ma incessante su due soffici e silenziosi zoccoli di capra; quando scompare rimangono di lei sparsi qua e là piccoli monotipi, anch'essi dai più svariati colori.
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Per me chimera è la portentosa poesia di Dino Campana che mi è ritornata alla memoria, come una folgore, proprio mentre prendeva forma il travestimento della performance.
Il componimento del poeta si annuncia, splendido, con le prime due parole Non so: il domandarsi continuo, il perpetuo tentativo di disvelare un mistero, la smania dell'artista nella ricerca di catturare l'indecifrabile.
La chimera fabbrica sogni, si nutre di immaginazione, è foriera di irrequietezza, è l'idea di arte con le sue molteplici forme, racchiude il mistero del fare artistico, così vicino al sogno, che guarda al mondo con gli occhi della mente connessa ai desideri, alle passioni, alle paure più profonde.
La Chimera vaga solitaria per trovare, con l'artificio, le autentiche fondamenta dell'Essere.